Il castello di Motta Sant’Anastasia nel mito e nella storia

Fusto-Neri

Grazia Maria Fusto – Mirella Maria Neri, Il castello di Motta Sant’Anastasia nel mito e nella storia, Catania, Edizioni Incontri, 2012, 978-88-98013-30-5

Le autrici di questo lavoro sul castello di Motta hanno tracciato per grandi linee le vicende passate di questo antico borgo etneo, e lo hanno fatto con una narrazione semplice e persuasiva, documentata con scrupolo, e priva di inutili divagazioni. È un libro di facile lettura, che racconta la storia di un castello, che, proprio nel tempo in cui il Medioevo volgeva al termine, ebbe momenti di larga notorietà, cosicché lo storiografo Vito Amico lo definì «una fortezza celebre nei sicoli annali».

Tanta rinomanza si deve soprattutto a due personaggi che hanno legato in modo indissolubile il loro nome a quello di Motta Sant’Anastasia: si tratta di Enrico Rosso, conte d’Aidone, e di Bernardo Cabrera, conte di Modica. Il primo, legato di parentela con la nobile e potente famiglia dei Chiaramonte, fu uno dei protagonisti della vita politica siciliana durante il regno di Federico III d’Aragona, re di Sicilia, e ottenne incarichi molto prestigiosi. Pur essendo signore di circa venti molti castelli, ebbe particolare predilezione per quello mottese, di cui apprezzava l’ottima posizione strategica; lo abitò con la famiglia per circa vent’anni, e lo adoperò per alcune spedizioni militari, peraltro poco fortunate.
Cabrera, “gran giustiziere” e crudele assassino, agli inizi del XV secolo fu responsabile di “stomachevoli” persecuzioni a danno della regina Binaca di Navarra; costui, al contrario di Enrico Rosso, a Motta non venne volentieri, ma vi fu condotto con la forza e tenuto prigioniero per qualche tempo nell’oscura e maleodorante cisterna, profonda circa nove metri, che tuttora esiste all’interno del dongione. Questo episodio, trasfigurato anche dalla leggenda, ha dell’incredibile, così come appare incredibile il grottesco tentativo di evasione di don Bernardo, che, calato dal suo carceriere da una finestra della torre, come ha riferito l’umanista Lorenzo Valla, si ritrovò nudo (durante la discesa gli caddero i pantaloni, non ben legati per la fretta), e impigliato in una rete predisposta per poterlo esporre al pubblico ludibrio.
Le autrici hanno arricchito il volumetto con molte altre notizie ricche di interesse e di curiosità per i lettori, e lo hanno integrato con un utile glossario, con numerose illustrazioni, con una nota bibliografica e con un opportuno indice dei nomi.

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